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Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio. "- Tucidide. Θουκυδίδης, Thūkydídēs -Atene,ca. a.C. 460 a.C.- dopo il 440 a.C. -

dal 1764 voce illuminista a Milano

25 ott 2010

CONSUMATORI: le tendenze attuali in materia di educazione degli...

CONSUMATORI: le tendenze attuali in materia di educazione degli...: "Eventi16/11/2010 - 16/11/2010Conferenza pubblica - le tendenze attuali in materia di educazione degli adulti maturi e anzianiLa conferenza m..."

le tendenze attuali in materia di educazione degli adulti maturi e anziani

Eventi

16/11/2010 - 16/11/2010

Conferenza pubblica - le tendenze attuali in materia di educazione degli adulti maturi e anziani

La conferenza mira a contribuire alla nuova generazione di strategie di apprendimento. Essa riunirà politica diversa / decisori ed esperti, per discutere le tendenze attuali in materia di istruzione degli adulti maturi e anziani.
Attualmente, 27 dispone di 141 milioni di abitanti di età compresa tra i 50 ei 70 anni, ma solo 6,5 milioni partecipa ad attività di istruzione o formazione.

I programmi UE di nuova generazione in materia di istruzione e formazione, mira a permettere alle persone e di "garantire il loro accesso alle opportunità di apprendimento durante il loro intero ciclo di vita".

Come possiamo, non solo di facilitare l'accesso, ma anche accrescere l'attrattiva e l'utilità di istruzione e formazione, indirizzata a maturare e anziani?

Quanto successo può essere il approcci basati sull'apprendimento intergenerazionale o di auto-apprendimento, per potenziare queste gruppo e scoprire il loro pieno potenziale, come individui e come professionisti?

L'educazione può svolgere un ruolo per il rafforzamento della coesione sociale e di solidarietà tra le generazioni?
Chi dovrebbe partecipare? parti interessate e gli operatori di settore accademico e privato organizzazioni pubbliche, società civile ed enti pubblici, coinvolti o interessati nell'istruzione e nella formazione di adulti maturi e anziani, sono invitati a partecipare.

La registrazione è gratuita ma obbligatoria.

Per la Scheda di Iscrizione e Programma dettagliato andare a questa pagina.
City icon   Città: Bruxelles (Belgio) 
Address icon   Indirizzo: Parlamento Europeo, Bruxelles, József Antall Bulding, sala 2Q2
Conference website icon  Sito web della conferenza


CONSUMATORI: esaminare in che modo le famiglie possono essere s...

CONSUMATORI: esaminare in che modo le famiglie possono essere s...: "Eventi22/11/2010 - 23/11/2010Terzo Forum europeo sulla demografia: la dimensione demografica della strategia di Europa 2020'Europa 2020', la..."

CONSUMATORI: esaminare in che modo le famiglie possono essere s...

CONSUMATORI: esaminare in che modo le famiglie possono essere s...: "Eventi22/11/2010 - 23/11/2010Terzo Forum europeo sulla demografia: la dimensione demografica della strategia di Europa 2020'Europa 2020', la..."

esaminare in che modo le famiglie possono essere sostenuti in modo che possano garantire la solidarietà tra le generazioni;

Eventi

22/11/2010 - 23/11/2010

Terzo Forum europeo sulla demografia: la dimensione demografica della strategia di Europa 2020

"Europa 2020", la strategia dell'Unione europea per l'occupazione e la crescita intelligente, sostenibile e solidale, è stata adottata dal Consiglio europeo nel giugno 2010.
Si può avere successo soltanto se si tiene conto di un contesto in rapido mutamento demografico e se trova il modo di liberare tutto il potenziale di un invecchiamento della popolazione e sempre più diversificata.
La demografia 2010 Forum fornirà ai responsabili politici e le parti interessate l'opportunità di:
  • esplorare nuove modalità per promuovere l'invecchiamento attivo, in particolare in vista dell'Anno europeo per Active Ageing previsto per il 2012;
  • esaminare in che modo le famiglie possono essere sostenuti in modo che possano garantire la solidarietà tra le generazioni; ciò comporta in particolare fare il punto delle attività svolte nel quadro dell'Alleanza europea per le famiglie e discutere il suo futuro;
  • dibattito su come affrontare la crisi e consolidare le finanze pubbliche senza mettere a rischio gli investimentiEuropa'S futuro demografico.  

Come iscriversi:

Se volete partecipare al Forum si prega di esprimere il vostro interesse attraverso il form di pre-iscrizione. Una volta che la partecipazione è confermato dalla la Commissione al fine sarete contattati e ricevere informazioni più dettagliate circa il Forum.
City icon   Città: Bruxelles (Belgio) 
Address icon   Indirizzo: Palazzo Charlemagne

[Inchiesta] Cara Università: la piaga degli affitti al nero - di SAVERIO...



21 ott 2010

Interoperabilità Europea: Business Software Alliance all’attacco



di Emanuele Rampichini  -  martedì 19 ottobre 2010e
L’interoperabilità nel mondo dell’informatica è sempre stato un argomento centrale. Non credo che ci sia bisogno di spendere parole su come spesso tale caratteristica sia stata messa in secondo piano sia per ragioni economiche che tecniche. Ragioni che possono essere discusse ma vanno comunque accettate. È nel pieno diritto di chi produce software compiere scelte di questo tipo, e dovrebbe essere dovere di chi le tecnologie le utilizza tenere in considerazione il valore dell’interoperabilità (insieme ad altri parametri ovviamente) e capire di volta in volta se vale la pena legarsi a doppio filo ad un determinato produttore.
Tale scelta però ha un peso ben diverso quando passiamo dall’ambito privato a quello pubblico, per di più a livello Europeo. Per sensibilizzare le pubbliche amministrazioni sui temi dell’interoperabilità è stato redatto un documento non tecnico contenente alcune linee guidaL’obbiettivo dichiarato di tale documento è quello di favorire un miglioramento del mercato interno attraverso una maggiore interoperabilità tra le Pubbliche Amministrazioni Europee. Una bozza della seconda versione del documento è liberamente scaricabile e consultabile.
Pochi giorni fa Free Software Foundation Europe ha intercettato e pubblicato una lettera della Business Software Alliance indirizzata alla Commissione Europea che si scaglia in particolar modo sull’articolo 5.2.1 dell’European Interoperability Framework.
Per capire di cosa si tratta ho deciso di fare una traduzione (abbastanza libera per motivi di tempo) del punto di cui si parla nella lettera della BSA:
5.2.1
Specifiche, apertura e riuso
La possibilità di condividere e riusare componenti di servizi basati su una specifica formalizzata dipende dall’apertura della stessa.
Se il principio di apertura è applicato pienamente:
  • Tutti gli stakeholders possono contribuire all’elaborazione della specifica e viene predisposta una public review
  • Il documento contenente la specifica è liberamente disponibile per lo studio e per la condivisione
  • La specifica può essere implementata con diversi approcci di sviluppo (Per esempio utilizzando tecnologie e software Open Source o proprietario. Questo permette tra l’altro di distribuire sotto diversi modelli di Business prodotti, tecnologie e servizi basati sulle specifiche formalizzate)
È responsabilità di chi crea una determinata specifica la decisione riguardo a quanto tale specifica debba essere aperta.
A causa del loro effetto positivo per l’interoperabilità, l’utilizzo di specifiche aperte, caratterizzate dai tre punti esposti sopra, così come la condivisione e il riuso, sono state promosse in molte direttive e sono incoraggiate nell’ambito della fornitura degli European Public Services.
Tuttavia. le amministrazioni pubbliche possono decidere di utilizzare specifiche meno aperte, specialmente nel caso in cui specifiche aperte non garantiscano i requisiti funzionali di interoperabilità o quelle disponibili non siano mature e/o sufficientemente supportate dal mercato, o ancora dove tutte le organizzazioni cooperanti già utilizzino o siano in accordo nell’usare le stesse tecnologie.
Raccomandazione 22:
A parità di condizioni, le pubbliche amministrazioni dovrebbero preferire specifiche aperte per la distribuzione degli European Public Services
I punti in cui è possibile analizzare l’attacco della BSA sono molteplici e svariano dallo spauracchio di una possibile perdita di competitività Europea alla sempre in voga minaccia Cinese ma il vero e proprio motivo può essere riassunto facilmente con una singola sigla: FRAND.
Nella lettera la BSA chiede espressamente di citare nel European Interoperability Framework la possibilità di inserire all’interno degli standard delle specifiche che richiedono il pagamento di royalty per l’implementazione sotto termini “Fair, Reasonable And Non Discriminatory”. I problemi di questo approccio sono principalmente due e sono stati evidenziati da FSFE
  • Un azienda che riuscisse a far entrare una propria specifica non libera da royalty in uno standard godrebbe di un flusso praticamente inarrestabile di entrate dalla propria invenzione solo grazie alla sua standardizzazione, rendendo di fatto poco “fair” la competizione.
  • I termini “Fair, Reasonable And Non Discriminatory” in realtà sono discriminatori. Secondo la FSFE infatti circa l’85% dei progetti di software libero sono rilasciati con licenze (GNU GPL, MPL, Apache…) non compatibili con regimi non royalty free per via della loro stessa natura(possibilità di redistribuzione del codice sorgente del software).
Personalmente trovo che le linee guida della Commissione Europea siano ampiamente condivisibili (oltre ad essere pragmatiche e moderate al punto giusto)e le preoccupazioni della FSFE altrettanto fondate. Sono convinto chel’abbattimento delle barriere all’ingresso sia l’unico modo per arrivare ad un mercato sano e pienamente concorrenziale e che i modelli di business legati alle licenze libere (licenze legalmente riconosciute) non possano e non debbano essere in alcun modo ostacolati da una qualsiasi normativa nazionale o internazionale.
Fonte: http://www.appuntidigitali.it/

19 ott 2010


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


La tutela del consumatore o consumerismo si esplica attraverso l'insieme di disposizioni dell'ordinamento italiano e comunitario, volte a difendere i diritti e gli interessi del cittadino inteso come fruitore di beni materiali e di servizi per uso privato.

Storia della tutela del consumatore nel mondo occidentale [modifica]

Fino al XIX secolo, la maggior parte della popolazione destinava le proprie risorse quasi esclusivamente a generi di prima necessità e l'attenzione alla qualità era scarsa. Con il raggiungimento di un benessere più diffuso, si è affermata la figura del cittadino consumatore, cioè di un soggetto sociale che si fa portatore di bisogni e interessi che necessitano di una difesa in quanto acquista o utilizza beni materiali prodotti su larga scala, che giungono sul mercato attraverso una serie di figure intermedie, estranee alla produzione e senza possibilità di influire sulla qualità dei prodotti.
Gli Stati Uniti sono stati il primo paese in cui si è affermata questa difesa. Già nel 1899 era nata la National Consumers League, ma agli inizi del XX secolo, quando esplose uno scandalo per la vendita di carne avariata, in seguito alle proteste delle fasce più deboli della società il Governo Federale fu costretto ad approvare leggi che imponevano un controllo nei confronti dell'industria.
Nel 1914 nacque la Federal Trade Commission (Commissione federale per il commercio) con l'intento di combattere le attività commerciali illecite. Nel 1928 venne fondata la Consumers Union, una associazione che attraverso un bollettino periodico informava gli iscritti sui nuovi beni e servizi disponibili sul mercato. Tale associazione è ancora oggi molto attiva.
Negli anni sessanta assunse rilevanza internazionale il caso di Ralph Nader, giovane avvocato e giornalista americano che osò sfidare la potente General Motors affermando in una sua pubblicazione che le auto prodotte da questa azienda non erano sicure. L'azienda tentò di screditare Nader pagando degli investigatori privati per farlo pedinare: Nader se ne accorse e denunciò la General Motors e, oltre ad ottenere un cospicuo risarcimento per la violazione della privacy, costrinse l'azienda a porgere pubbliche scuse e ad aumentare i dispositivi di sicurezza delle auto prodotte. Nader si era fatto portatore dell'idea che i diritti del consumatore sono un'espressione dello spirito democratico americano, in altre parole, come tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, così sono uguali di fronte al mercato.
Nello stesso periodo John F. Kennedy enunciò nel Bill of Rights i cinque diritti fondamentali del consumatore: alla salute, alla sicurezza, alla difesa economica, alla difesa legale, alla rappresentanza.
In Europa, il diritto alla tutela del consumatore è stato riconosciuto intorno agli anni cinquanta: il Regno Unito e la Danimarca furono i primi due paesi in cui venne istituito un organismo di tutela. Ad essi fecero seguito SveziaFrancia e Germania, mentre l'Italia è stata ancora per molti anni carente sotto questo aspetto.

La tutela del consumatore in Italia [modifica]

In Italia sono sempre state valide alcune norme del Codice penale che reprimono i comportamenti fraudolenti, messi in atto da produttori e commercianti, che risultino nocivi per gli interessi dell'acquirente. Tali norme tuttavia erano improntate al sistema di vendita tradizionale ottocentesco e consideravano solo l'ipotesi in cui il prodotto fosse privo di qualità essenziali o presentasse vizi occulti.
Solo grazie alle direttive emanate dalla Comunità Europea a partire dal 1973 (anno in cui viene approvata la Carta europea di protezione dei Consumatori) si affermano concetti importanti quali la responsabilità delle aziende per i danni provocati da prodotti difettosi, la pubblicità ingannevole, la tutela dei consumatori sulle indicazioni dei prezzi, delle garanzie al consumo e della sicurezza dei prodotti.
Il Trattato di Maastricht, entrato in vigore il 1º novembre 1993, prevede per la prima volta un titolo dedicato alla protezione dei consumatori.
Queste direttive prescrivono sostanzialmente:
  • che il consumatore deve avere a disposizione informazioni chiare (contenuto del prodotto, eventuale tossicità, scadenza, modo d'impiego) che gli consentano di scegliere il prodotto che meglio si addice alle sue esigenze;
  • che possa pretendere il risarcimento di danni derivanti da un prodotto non rispondente alla pubblicità e alle informazioni fornitegli;
  • che possa essere rappresentato, ascoltato ed eventualmente assistito legalmente attraverso organismi e associazioni aventi come scopo la tutela dei suoi diritti.
La legge 142 dell'8 giugno 1990 prevede il diritto delle associazioni dei cittadini di avere accesso alle strutture e agli atti amministrativi. La successiva legge 146 del 15 giugno 1990 stabilisce l’obbligo di ascoltare le organizzazioni dei consumatori e degli utenti durante gli scioperi.
La Legge 287 del 10 ottobre 1990 dà alle associazioni dei consumatori la facoltà di denunciare alcune iniziative.
Solo nel 1998, con la legge 281 del 30 luglio, a distanza di più di vent'anni l'ordinamento italiano recepisce i principi contenuti nelle normative comunitarie riconoscendo i diritti individuali e collettivi dei consumatori e degli utenti e promuovendone la tutela anche in forma collettiva ed associativa. L'articolo 1 di questa legge afferma che sono «fondamentali i diritti: alla salute; alla sicurezza e alla qualità dei prodotti e dei servizi; ad una adeguata informazione e ad una corretta pubblicità; all'educazione al consumo; alla correttezza, trasparenza ed equità nei rapporti contrattuali concernenti beni e servizi; alla promozione e allo sviluppo dell'associazionismo libero, volontario e democratico tra i consumatori e gli utenti; all'erogazione di servizi pubblici secondo standard di qualità e di efficienza».
A seguito di questa legge, sempre nel luglio 1998 si costituisce, presso il Ministero per le attività produttive, il CNCU (Consiglio Nazionale dei Consumatori e Utenti), al quale fanno capo numerose associazioni di consumatori, quali: AdusbefAltroconsumoACUADOCCittadinanzattivaCodaconsUnione nazionale consumatoriAdiconsum, membro di CivicraziaAssoutenti.
Tra gli interventi più diffusi che vedono impegnate le associazioni a favore degli utenti, vi sono: i contratti di vendita e le cosiddette clausole vessatorie, il diritto alla salute e alla casa, la lotta all'inquinamento e la difesa dell'ambiente, i rincari ingiustificati dei prezzi, i disservizi nelle telecomunicazioni e nei trasporti (ferrovie, autostrade, aerei).
Nel 2000 il Parlamento Europeo ha stabilito l'obbligo per i rivenditori di prodotti alimentari di contrassegnare gli alimenti con un'etichetta che ne attesti la categoria qualitativa e l'origine di produzione.